La venuta a Guastalla dei Padri Francescani Minori risale al 1571, allorché Cesare I Gonzaga li volle ospitare nel luogo in precedenza lasciato libero delle monache Agostiniane; lì aveva preso avvio l’erezione del convento che sarebbe stato ultimato due anni più tardi.
Era tuttavia il 1584 quando al nuovo Signore, Ferrante II, “piacque (…) che s’innalzasse anche il Campanile de’ Minori Osservanti, i cui fondamenti si cominciarono a scavare a’ 2 di Agosto, e s’impegnarono poi dodici uomini, acciò con prestezza lo ridiscussero a compimento”.
L’esiguità della chiesa spinse tuttavia il Gonzaga a programmarne la ricostruzione, cosicché nel 1607 egli stesso “ordinò che fosse gettata a terra la piccola chiesa di essi padri facendo a sue spese dar principio a rifarla da i fondamenti in altra maggiore, e di più bella forma, secondo il modello ch’egli medesimo aveva fatto adornandola di varie statue che la rendono di molta vaghezza. Consacrata poi da mons. Cristoforo Carletti vescovo di Fermo il 17 ottobre 1622, tempo nel quale diedero principio essi padri alla nuova fabbrica di un nobile ed aggiato monastero”.
Forse non possiamo oggi risalire al disegno della chiesa originaria progettata da Ferrante II; nel corso dei secoli infatti numerose sono state le modificazioni apportate al monumento, la cui facciata è stata rimaneggiata in epoca successiva al 1765, come attesta la citazione di Ferdinando di Borbone sulla lapide sovrastante la porta di ingresso.
I canoni ai quali è ascrivibile l’architettura religiosa sono quelli stessi della transizione fra il Manierismo ed il Barocco: la chiesa infatti presenta motivi di assoluto interesse in ragione del ricco apparato decorativo a stucchi realizzato attorno alla metà del Settecento, mentre le linee della facciata principale lasciano un senso di complessiva incompiutezza. L’adozione del doppio sistema di lesene che sorregge una cornice di grande dimensione, conferisce equilibrio alla parte inferiore della facciata, che pure si presta a critiche circa i rapporti dimensionali che propone, in una squilibrata scansione di pieni e vuoti; al di sopra del cornicione si erge un massiccio timpano che sottolinea la copertura a due falde della chiesa. Nel complesso movimento de volumi esterni si taglia elegante e snello il superstite campanile cinquecentesco.
L’interno presentava una navata unica con un’abside di grande dimensione: in essa trovava spazio il coro, luogo di preghiera e di devozione per i religiosi ospitati nel convento; proprio nell’abside poteva essere collocata la grande pala della Concezione che si dice realizzata da Bernardino Campi. Su ogni lato della navata principale si aprono tre cappelle decorate e paraste e sovrastate da una ricca cornice a stucco finemente decorata e metope e triglifi e caratterizzata da un ricorrente motivo ornamentale di sapore dorico. La prima e la terza cappella di sinistra offrono tuttora un esempio della fine decorazione che ne caratterizzava l’assetto.
Risale al 17 e 18 maggio 1810 il Verbale di soppressione dell’ordine francescano di Guastalla che descrive con meticolosità il complesso di San Francesco, nel quale si evidenzia “il convento, e suo recinto composto di chiesa, camera a terreno che conduce alla torre, e da una piccola sagrestia detta del condono, superiormente a questi locali cossi sponde una camera ed un camarino a sera, ingresso alla sagrestia dalla parte di mezzogiorno, sagrestia, gabinetto e retro sagrestia, tinello del refettorio, ingresso a questo, cucina ed in fondo da legnaia, di fianco alla (…) il fuoco comune, tinazzara e cantina. Ingresso al convento con chiostro all’intorno, pozzo di marmo nel mezzo, con finimenti di ferro e (…) al Levante, due orti uno al mezzodì, l’altro al levante con piccola corte, e fabbricato rustico che divide i due orti, piano superiore con due scale che mettono ai corridoi, e così da due parti una al Ponente, l’altra al Levante. Nel corritoio a Mezzodì corrispondono dette stanze ed un piccolo coro, nel corritoio a ponente vi corrispondono sette piccole celle. Nel corritoio diretto dal settentrione al mezzodì corrispondono a stanze doppie n.13 e con la libreria, a sopravolto. A metà della scala al levante vi corrispondono due piccole stanze a passetto che conduce ai pozzi neri, in un braccio a detto vi corrisponde di fronte il granaio ed altro locale rustico (…) Nell’orto: sei alberi da frutto d’alto fusto, altri venti da frutto di piccolo fusto, sedici solidi di fusto riverso, pergolati di viti in giro però non continuato. Nel piccolo orto: “sei piante di frutti diversi di piccolo fusto”.
Due anni dopo l’acquisizione al Demanio statale, la struttura conventuale verrà alienata a Domenico e Bartolomeo Rossi al prezzo “di parma reggiane lire 3.200 escluso la chiesa con annessi luoghi presso il campanile”; i nuovi proprietari avevano in animo di sfruttare la corte e l’orto del convento per la coltivazione del tabacco, cosicché sul finire del gennaio 1816, non senza contrasti con l’orientamento espresso dal governo di Parma, abbatterono il lato occidentale del chiostro per dare maggiore spazio alla propria attività economica.
Chiesa e convento subirono tuttavia due destini diversi, se è vero che, mentre quest’ultimo subiva gravi manomissioni e demolizioni ad opera dei nuovi proprietari, la chiesa continuava ad essere officiata ancora nel 1862, anno nel quale il Comune di Guastalla avviò le pratiche presso il governo centrale per insediare nel convento le scuole maschili. In seguito, l’edificio venne adibito ad attività dopolavoristiche che coinvolsero la chiesa, ormai non più officiata: se ne ricordano usi quale sala da ballo, mentre alcuni documenti ne documenterebbero, nel 1902, l’utilizzo quale sede del congresso nazionale delle mondine. Poi la destinazione fu quella di magazzino di una cooperativa e infine divenne proprietà del Comune di Guastalla.
La progressiva distruzione e l’abbandono dell’edificio religioso preludono alla definitiva distruzione del convento dei Francescani avvenuto nel 1966: in quell’anno ne vennero infatti abbattute le parti superiori per far spazio a all’edificazione della nuova sede degli uffici postali. Il resto è cronaca di questi anni: dal crollo della copertura avvenuta l’8 marzo 1981 fino alla decisione dell’avvio del restauro che ha restituito il monumento nelle condizioni attuali.
La struttura che è stata riaperta nel 2019 porta in sé i segni delle manomissioni ricevute; il restauro effettuato non ha assunto natura di ripristino, tenendo a conservare gli elementi superstiti della architettura e della decorazione, evitando tuttavia di operare in direzione di un ripristino degli originari assetti formali. Il restauro ha reso invece intatta la spazialità architettonica della chiesa, facendo risaltare per intero il fascino e la suggestione della chiesa, facendo risaltare per intero il fascino e la suggestione dell’ambiente sacro, delle cappelle laterali, del grande arco presbiteriale sormontato dallo stemma dei Signori che ressero la città ed il ducato di Guastalla.